Giugno 1997, stadio San Paolo di Napoli. Si gioca Cagliari-Piacenza, non una semplice partita, ma uno spareggio salvezza. Chi vince rimane in serie A, chi perde retrocede in B. I pronostici vedono favoriti i rossoblù allenati da Carletto Mazzone.
In Sardegna si respira aria di ottimismo, insomma vi è quella consapevolezza di essere più forti degli emiliani. Da Cagliari partono più di ventimila tifosi, c’è tanto entusiasmo nonostante la partita sia molto delicata.
La gara finirà 3 a 1 a favore del Piacenza che, di conseguenza, si salva e condanna il Cagliari alla retrocessione tra le lacrime e la commozione dei sostenitori Sardi, giunti dall’isola e da tutta Italia.
Ma oltre alla sconfitta i cagliaritani subiranno un’altra ferita: tutto quello che accade prima, durante e dopo la gara. Molte persone in Italia sanno che Cagliari Napoli non è una semplice partita ma è, per i sostenitori rossoblu, “la partita”.
A Napoli accadde di tutto. Si sbagliò la sede, si permise ai tifosi del Napoli l’ingresso allo stadio (in un settore chiuso) e la gestione dell’ordine pubblico fu mediocre soprattutto perchè i tifosi cagliaritani vennero penalizzati e maltrattati.
Ma non ci si può agganciare alla storia e al passato, e non si può vivere un evento con questa tensione. Non si può non si deve.
Il calcio è lo sport più bello al mondo e anche le rivalità sportive hanno un certo effetto. Ma quando subentra la violenza allora non è più calcio, si perdono quei valori morali dello sport.
Cagliari-Napoli si disputerà il 26 novembre e l’attesa aumenta sempre di più. La nostra speranza è che si possa godere una partita senza problemi di ordine pubblico e senza eccessi. Gli sfottò ci stanno, fan parte del folklore sportivo. Ma che restino tali. Ricordiamoci che le due tifoserie erano (addirittura) gemellate sino alla fine degli anni ’80 ai tempi del fuoriclasse Maradona, quindi…
andrea a. matacena