Ho conosciuto Salvatore Usala più di un anno fà in occasione di una manifestazione che il comune di Monserrato aveva organizzato per i malati sla. Si è fatto un concerto dove hanno partecipato diversi musicisti dell’isola. Giorni prima del concerto andai a casa sua ad intervistarlo per un articolo da consegnare all’Unione Sarda. Ciò che mi colpì di lui fu la forte autoironia e la voglia di scherzare sempre: la sua voglia di vivere e di combattere pur stando immobile in un letto e dipendente da macchinari. Mi disse che la cosa più grave che gli poteva succedere era che gli venisse a mancare il collegamento internet. Senza internet lui era fuori dal mondo e non poteva combattere per i suoi diritti e Salvatore ne ha vinte di battaglie. Grazie a lui in Sardegna è stato approvato il progetto personalizzato “Ritornare a casa” da 47 mila euro annue per i malati sla gravissimi. Nel resto dell’ Italia sono costretti a stare segregati in strutture. Salvatore sta combattendo per tutta Italia: i fondi stanziati devono essere pilotati per tutti i progetti personalizzati e niente agli istituti. BASTA L’ISTITUZIONALIZZAZIONE!
Invece il governo vuole fare questo per un grande business, tutto ciò è molto chiaro. Non è importante se i malati sla morirebbero ancora prima del tempo in un freddo istituto, lontani dall’amore dei propri familiari. I malati sla possono stare nel proprio ambiente familiare con i macchinari ed assistenti 24 ore su 24 e i soldi ci sono.
Salvatore Usala vive così da anni: ha vicino la sua cara moglie ed assistenti che lavorano col cuore e lui sorride alla vita. Ha sorriso tantissimo a quel concerto. Io me lo ricordo ancora il suo sguardo.
Ora Salvatore è a Roma e se mercoledì 21 non ottiene ciò dal governo ha deciso di morire in diretta.
Dobbiamo morire per essere titolari della nostra vita?
Silvia Colombi
http://comitato16novembre.blogspot.it/2012/11/appello-al-governo-19-11-2012.html