Massimo Basolu, da Nuoro ad Adelaide per insegnare l’arte del futsal

 

Alzi la mano chi, svegliandosi una mattina e stanco di rincominciare la solita routine giornaliera, non ha mai pensato: “Basta, prendo tutto e vado in Australia”. Uno di quei fantastici voli pindarici in cui ci spinge la nostra mente, salvo poi ributtarci sul letto caldo e chiudere quei pensieri nel dimenticatoio. Non è stato così per Massimo Basolu, nuorese doc ma trapiantato davvero in Australia, ad Adelaide, per seguire il sogno del futsal.

Gli abbiamo fatto qualche domanda. Per voi, su Sciradì.

 

Massimo, benvenuto su Sciradì. Dicci un po’: cosa ci fai in Australia?

“Grazie a voi. Sono venuto in Australia per far crescere il futsal, aiutare la SAFL (South Australia Futsal League) a far crescere il calcetto, un po’ come hanno fatto i brasiliani in Italia anni fa. E, non meno importante, per cercare di migliorare la mia vita.”

Quando ti sei accorto che il futsal era la cosa che ti appassionava di più?

“Nel 2007, quando ho iniziato a giocare con la Zir Futsal, mi sono accorto che il futsal era uno sport completamente diverso dal calcio e più adatto alle mie caratteristiche, oltre ad essere davvero divertente.”

Raccontaci un po’ della tua carriera.

“Inizio a giocare a calcio a 11, sempre giocando nelle giovanili. Ho fatto 2 anni di under 18 nazionale con la Nuorese, poi sono andato a La Palma Alghero in Eccellenza, infine ho conosciuto il futsal. Ho fatto 3 anni di Serie B con la Zir, dopodiché ho giocato nella Ossi Futsal e da settembre a gennaio di quest’anno ho giocato nell’Atiesse Quartu in Serie B. Infine da aprile son approdato ai Fusion di Adelaide, dove oltre l’esordio in A1 mi hanno permesso di disputare la FAFL (la Champion’s League australiana di futsal, ndr).”

Cosa ti ha spinto a scegliere l’Australia?

“Il progetto era il più interessante. Altre squadre di A1 in giro per l’Europa mi hanno cercato ma il progetto dei Fusion era troppo allettante per rinunciarvi. In più l’Australia ti offre mille opportunità che in Italia non hai.”

Facciamo un gioco: dicci 3 cose per cui la vita oltreoceano è migliore che qui e altre 3 che in Australia non hai trovato e che ti mancano molto.

“Vediamo… tre cose positive: le opportunità (di lavoro, di crescita personale), la differenza di cultura e di paesaggio e la possibilità di imparare una nuova lingua e vedere posti diversi da dove sono cresciuto. Tre cose che invece mi mancano sono il paesaggio sardo (principalmente il nostro mare), la mia famiglia e miei amici, senza dimenticare il cibo! Qua tutto ha un sapore diverso. In paragone, il cibo sardo è il migliore che abbia mai mangiato.”

Inghilterra, Usa, Germania e Australia. Le nuove frontiere per i ragazzi che non vogliono morire nella mediocrità politica, economica e sociale italiana sono presto dette. Secondo te, tralasciando il futsal, perché l’Italia non funziona più e invece questi paesi offrono qualcosa di più?

“Perché l’Australia vuole crescere e per farlo ha bisogno dei giovani. L’Australia offre lavoro, la possibilità di fare ciò che ritieni più giusto per la tua vita e/o carriera senza metterti troppi limiti. L’Italia invece (sempre a parer mio) sembra che abbia paura di cambiare e di puntare sui giovani, per questo non dà opportunità e pone mille ostacoli per raggiungere ogni piccolo traguardo, anche quello di una vita serena con un lavoro semplice. Per questo la gente scappa: per cercare una vita semplice e migliore. E’ assurdo che un ragazzo debba fuggire di casa per avere ciò che gli spetta di diritto o ciò che desidera per affermarsi, ma d’altronde ‘nemo profeta in patria’”.

Progetti per il futuro? Resterai a lungo nella terra dei canguri?

“Sinceramente vorrei stare qua a vita, ma è un po’ difficile per via del visto. Spero comunque di riuscire a ottenere questo piccolo grande traguardo, anche perché avere la cittadinanza mi permetterebbe di andare in nazionale, cosa piuttosto difficile in Italia. Mai dire mai.”

 

Ringraziamo Massimo per la disponibilità e gli auguriamo le migliori soddisfazioni per il prosieguo della sua carriera e per la sua nuova vita australiana.

 

 

Intervista a cura di Riccardo Soro

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