Presentato un simulatore di mezzi e apparato di trasporto: è il progetto BBBus, targato Innova, presentato nei laboratori di ingegneria in Cittadella universitaria a Monserrato e finanziato dalla Regione. Ne abbiamo parlato con il responsabile scientifico Gianfranco Fancello.
La Sardegna non si ferma. E l’innovazione passa per un circuito finalmente virtuoso tra università, ricerca e istituzioni capace di creare interessanti output. Ecco l’innovativo progetto BBBus realizzato dal dipartimento di Ingegneria civile ambientale e architettura dell’Università di Cagliari in collaborazione con il CenTraLabs, l’Arst e Dedoni Turismo. Un simulatore per la guida di autobus urbani ed extraurbani, per addestrare i conducenti professionisti e in grado di ridurre gli effetti da stress psicofisico
Ne abbiamo parlato con Gianfranco Fancello, responsabile scientifico del progetto e docente dell’ateneo di Cagliari .
– Gianfranco, come è nato il progetto del simulatore?
Da anni, sia come Università che come Centralabs, ci occupiamo di simulazione dei mezzi e degli apparati di trasporto. Nel 2007 abbiamo realizzato un simulatore di gru portuale mentre nel 2011 abbiamo realizzato un simulatore di ralla portuale. Da qui il passo ê stato breve, ovvero appena c’è stata la possibilità di partecipare a progetti di innovazione tecnologica, abbiamo pensato subito ad una evoluzione verso il simulatore di autobus, cogliendo una specifica esigenza che veniva dalle aziende di trasporto, che richiedono simulatori per l’addestramento continuo dei propri conducenti.
– Quali sono stati gli attori coinvolti?
I partner di questo progetto sono stati il DICAAR (il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale ed Architettura) dell’Università di Cagliari, il CentraLabs (il Centro di Competenza della Sardegna sui trasporti, che si occupa di simulazione e di ricerca applicata), l’azienda regionale ARST e la ditta Dedoni Turismo (entrambe hanno fornito il loro supporto in materia di individuazione delle specifiche di guida e di calibrazione degli strumenti). Partner tecnico del progetto sono stati il Dipartimento di ingegneria meccanica dell’Università di Genova (per la parte di simulazione) il Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Napoli Federico II (per il lay-out di guida), la start up londinese Lio-Tech per gli aspetti meccanici e quella cagliaritana Tecnologicamente per il coordinamento operativo.
Il progetto BBBuS ha avuto una durata di 14 mesi, durante i quali è stato trasformato il vecchio simulatore di ralla portuale nel sistema di simulazione di autobus appena presentato.
– Immagino ci siano state difficoltà o tutto è andato liscio?
La prima difficoltà è stata proprio quella di trasformare un simulatore esistente (che presentava dei vincoli strutturali, dimensionali, di calcolo) in un simulatore totalmente nuovo per autobus: abbiamo modificato l’ambiente virtuale di simulazione, il cruscotto, i comandi, il lay-out fisico.
La seconda difficoltà è stata quella di riuscire a restare nei tempi: il progetto è stato molto complesso, con numerosi attori coinvolti lontani fra loro, per cui non ê stato facile rispettare i tempi centrando l’obiettivo.
– A chi è rivolto BBBus?
Il primo target é il mondo della ricerca. Il simulatore BBBuS è stato progettato per svolgere attività di studio e ricerca nel campo dei comportamenti di guida, dell’affaticamento e del qualità del prestazione. Abbiamo la possibilità di misurare anche alcuni parametri medici sulla vista, sul cuore, sul livello di concentrazione, che consentono di capire se il conducente si trova vicino a condizioni di stress e quindi più propenso a commettere errori che possono generare incidenti. Il secondo target è quello della formazione per le aziende di trasporto. Con la recente modifica sulla CQC Carta di Qualificazione del Conducente, è necessario che tutti i conducenti professionali siano sottoposti ad azioni di formazione periodica che testino nel corso del tempo le loro attitudini alla guida; la modifica normativa afferma che parte della formazione obbligatoria può essere realizzata utilizzando un simulatore di guida di alta qualità. È quello che abbiamo realizzato.
– Entriamo nel BBBus, come funziona il simulatore? E quali saranno i benefici e i beneficiari?
All’interno di un container 40″ high cube, è stata posta una piattaforma mobile a 3 gradi di libertà sopra la quale è stato ricreato il posto guida di un Autobus Mercedes Citaro, con lo stesso sedile, volante, cruscotto, pedaliera; intorno tre schermi ed un sistema sonoro Surrounding proiettano le immagini immersive di guida ricreando i suoni esterni. Possiamo ricreare diverse condizioni di traffico (fino alla congestione), atmosferiche (pioggia, ghiaccio, neve), di visibilità (notte, nebbia, abbagliamento).
In questo modo il conducente ha la totale percezione di guidare un bus.
I benefici sono evidenti: intanto possiamo misurare le capacità dei conducenti in condizioni difficilmente riscontrabili nella realtà (pensiamo alla neve o ghiaccio), migliorando quindi le loro capacità di guida; possiamo poi misurare nel tempo i miglioramenti di un conducente, arrivando a redigere anche schede personali che certificano oggettivamente le diverse attitudini e competenze. Infine conoscendo i comportamenti di guida possiamo conoscere il momento in cui aumenta il livello di stress, migliorando la sicurezza della circolazione e salvaguardando la salute dei conducenti.
– Come per ogni progetto, una parte delicata è quella della diffusione delle informazioni: come è stata gestita la fase comunicativa?
È uno degli aspetti al quale tengo maggiormente, in quanto spesso i progetti di ricerca difettano proprio nella comunicazione dei risultati. Grazie alla collaborazione con la società Didaxa, abbiamo ideato un logo per BBBuS, abbiamo realizzato un sito internet dedicato (bbbus.centralabs.it), stiamo attivando i principali canali social per promuovere il simulatore ed i principali risultati della ricerca. Il lay-out esterno del simulatore è stato poi personalizzato con un design che lo rende unico ed immediatamente riconoscibile. A breve partiranno delle iniziative che coinvolgeranno le aziende proprio negli aspetti di comunicazione.
– Un buon esempio di collaborazione tra diverse entità. C’è spazio per creare circuiti virtuosi tra università, aziende e ricerca?Su quali temi e con quali modalità?
Direi che questa é una strada obbligata e necessaria. Entrambi i soggetti hanno bisogno l’uno dell’altro e la ricerca è proprio il punto di incontro. Per le aziende, perché con la ricerca riescono ad essere più competitive ed innovative e quindi attraenti, per l’Università perché possono trovare immediato riscontro ed applicazione nei propri studi. Nel campo dei trasporti e della mobilità i campi sono infiniti, dal trasporto stradale, a quello collettivo, alla logistica urbana, al trasporto merci di lunga distanza. Attraverso partnership o accordi bilaterali, nei quali vengono definiti inizialmente obiettivi e risultati da raggiungere, aziende ed università possono mettersi insieme per progettare, cercare le risorse finanziarie (soprattutto in Europa), realizzare e gestire nuove iniziative.
– Guardando attorno e oltre BBBus, la facoltà di ingegneria ha altri progetti attualmente in movimento?
La facoltà di ingegneria è composta da oltre 100 docenti, suddivisi in 3 dipartimenti: tantissimi già operano in questo modo, collaborando stabilmente con aziende ed istituzioni. Non conosco però tutti i progetti per cui non vorrei parlare di alcuni correndo il rischio di dimenticare altri. Posso parlare del mio gruppo di ricerca, che attraverso l’esperienza del Centralabs ha reso concreta la relazione fra Università ed imprese: alcune imprese (ARST, CICT, Grendi, Convesa, Mast) e la camera di Commercio di Cagliari sono soci fondatori, insieme alle Università di Cagliari e di Sassari, proprio per fare ricerca applicata e sviluppo tecnologico, nel settore del traffico e della mobilità. Recentemente abbiamo avviato con la camera di Commercio un progetto sulla formazione del personale logistico, in passato abbiamo lavorato nel settore del ICT e gestione dei porti con alcune aziende e start up locali. Insomma, stiamo crescendo seguendo il percorso virtuoso della ricerca e dell’innovazione.