Un bastiancontrario, estroverso, cordiale e curioso che ha deciso subito dopo la laurea di partire per Milano. Gli piace l’andare contro corrente, selettivo riguardo le scelte di vita e le persone di cui si circondo, “attitudine che mi porta spesso e volentieri ad isolarmi”.
Oggi la storia di Sciradì ha i ventitre anni di Carlo Padiglione, una miriade di passioni e interessi profondamente diversi tra loro, e cambi di vita continui e repentini. Negli ultimi anni, dopo una serie di diverse esperienze sia positive che negative, racconta di aver capito quale strada seguire e in cosa impegnarsi.
– Partiamo dal passato, quello più remoto. Come hai vissuto il periodo delle superiori?
Una classica giovinezza di un ragazzo cresciuto in una città di media grandezza, in un contesto non troppo stimolante ma relativamente più tranquillo e vivibile rispetto ad altri casi. Ho condotto i miei studi in maniera abbastanza altalenante, alternando impegno e sacrifici ad anni molto meno produttivi e soddisfacenti, culminando con la classica “bocciatura” al liceo. Sono poi riuscito a recuperare e a rimettermi in pari con i miei coetanei. Ho praticato diversi sport, senza però mai appassionarmi seriamente a nessuno di essi.
– Poi, nel 2013, la svolta. Hai deciso di partire per Milano.
Appena diplomato, mi sono iscritto – con grande gioia dei miei familiari – all’Università IULM nel corso “Interpretariato e comunicazione”. Devo essere sincero, al tempo, fresco diciottenne mosso da non troppa applicazione allo studio, ho preso un pò sotto gamba il mondo universitario milanese e la forte concorrenza e rigorosità che lo caratterizzano. Ho seguito le orme di amici più maturi di me, che avevano già chiaro il proprio percorso e le proprie aspirazioni. La vita a Milano è stata altamente formativa e importante dal punto di vista della mia maturazione personale, in quanto il confronto con gente più sveglia e decisa di te ti obbliga alla crescita, e crea in te una sorta di fondamentale distacco dalla realtà provinciale dalla quale provieni.
– Eppure l’aria del rientro a casa ti ha sempre richiamato
Esatto. Nonostante la presenza di diversi amici e conoscenti a Milano, il richiamo di casa si è sempre fatto sentire. Consapevole della piatta e monotona realtà della mia città natale, ho sempre cercato di non farmi sopraffare troppo dalla malinconia, in quanto ogni rientro a casa – seppur felice – ti riassorbe e prosciuga qualsiasi tipo di nuova idea, concetto, progetto o entusiasmo che una città come Milano ti regala quotidianamente. Avevo programmato in media un rientro ogni 40 giorni, affiancato dal Natale e dall’estate, periodi in cui preparavo gli esami con più calma a casa.
– Studio, croce e delizia, mi raccontavi non fosse andata bene.
Nonostante la crescita, la maturazione e l’entusiasmo che mi hanno regalato i due anni e mezzo a Milano, non ho concluso la laurea triennale alla IULM, in quanto non mi sentivo soddisfatto della scelta di percorso fatta e di una serie di situazioni in cui mi sono mio malgrado trovato. Dunque, a fine 2016, con buona parte degli esami sostenuti ho deciso di concludere la mia esperienza a Milano chiedendo il trasferimento proprio a Cagliari, iscrivendomi in un corso di laurea affine a quello in cui ero precedentemente iscritto per “salvare” gli esami già dati. A breve mi laureo in triennale in “Lingue e mediazione linguistica”, chiudendo così un discorso che va avanti da troppo tempo. Malgrado il forte dispiacere e il senso di “sconfitta” dovuto alla mia rinuncia a Milano, in questi anni sento di essere maturato appieno, e ho migliorato molte competenze e punti di vista che mi hanno permesso di capire come proseguire i miei studi.
– Milano, una rinuncia o un rinvio?
Tornerò. A settembre prossimo, sarò di nuovo a Milano per frequentare un corso di laurea magistrale in relazioni internazionali, per quello che sarà il secondo atto del mio particolare rapporto con la città in questione.
– Parliamo della tua passione per i viaggi, che ho visto da facebook, trovandoti spesso in zone lontane e interessanti
Da quando sono piccolo, i miei genitori hanno trasmesso a me e mia sorella la passione per i viaggi. Già verso i 10 anni, avevamo maturato una buona esperienza nel “campo” e il viaggiare, secondo il mio parere, è un ottimo modo di far crescere, istruire e acculturare i propri figli. Da ormai quattro-cinque anni, viaggio da solo o in compagnia di amici. Ho bisogno ogni tanto di staccare la spina e dedicarmi ad esplorare, fotografare, conoscere e comprendere usanze e tradizioni di altri popoli.
– Cosa è per te viaggiare?
Sembrerà una frase fatta, ma viaggiare ti fa davvero sentire vivo e “parte del mondo” di cui sei cittadino. Viaggiare ti insegna, ti istruisce, ti fa capire cose di cui non avevi manco un’idea prima, ti educa costantemente e soprattutto, fattore principale, insinua in te la voglia di chiederti il perchè delle cose ed essere più autocritico. Viaggiare mi ha regalato una mentalità più aperta e brillante, un punto di vista più critico verso ciò che accade e una buona dose di cultura. Mi ha aiutato ad imparare come cavarmela da solo nelle più svariate situazioni, e ha sviluppato in me la consapevolezza di quanto l’isola in cui abito sia arretrata, sfortunata e tagliata fuori dal mondo.
– Ci racconti due destinazioni che ti hanno colpito particolarmente?
C’è il Myanmar nel 2016: andai a trovare un mio caro amico che al tempo svolgeva un tirocinio presso l’Ambasciata Italiana a Yangon, e stetti all’incirca 12 giorni. A parte l’indiscutibile bellezza paesaggistica, la spiritualità del buddhismo che pervade ogni angolo del paese e quel sano fascino dell’avventura che ti muove in una nazione tra le più arretrate al mondo, quel viaggio mi ha regalato forse ciò di più inaspettato: ha mosso in me la passione verso una carriera diplomatica, internazionale, a contatto con NGO e organizzazioni internazionali, proiettata all’estero. Probabilmente ha influito la mia seppur ridotta frequentazione all’Ambasciata, ma quel che è certo è che da quel momento ho trovato la mia strada. Poi nel 2017 lo Sri Lanka 2017. Ho partecipato ad un progetto di volontariato ambientale per la durata di 42 giorni. Sono partito da solo tramite un’importante associazione studentesca, essendo l’unico italiano in un eterogeneo gruppo di 30 ragazzi da tutto il mondo, che sono successivamente diventati come fratelli per me. Ho lavorato a stretto contatto con le fasce più povere di cittadini, ho aiutato a ripulire le strade e le foreste dalle montagne di spazzatura presenti, ho sorvegliato di notte la schiusa delle uova delle tartarughe marine nelle splendide spiagge dell’oceano indiano, ho insegnato inglese nelle scuole pubbliche per bambini, ho aiutato la guardia forestale a riparare le reti di perimetro dei parchi nazionali dalle quali i bracconieri europei entrano per uccidere elefanti, tigri e rinoceronti. Ho vissuto un’esperienza a tratti spossante e difficile, ma infinitamente preziosa e formativa per la mia crescita personale!
-Cosa consiglieresti, alla base anche delle esperienze che hai fatto, ai tuoi coetanei che ci leggono?
Non sento di essere esattamente qualcuno che possa dispensare consigli, ma posso dire con certezza che una buona dose di coraggio non guasta mai: chi sogna un’importante carriera, una vita di successi e soddisfazioni deve necessariamente muoversi dall’isola. L’università è fondamentale nella crescita di noi giovani, a prescindere dalle tempistiche o da come essa venga affrontata. La vita in un’altra città, seppur per tempi ridotti o per svolgere qualsiasi tipo di mansione, apre la mente e ti fa crescere. C’è un mondo enorme da esplorare e vivere che si muove e progredisce ad una velocità che qua in Sardegna neanche ci si immagina.
-Che progetti ha Carlo per il futuro?
I miei attuali progetti, da buon sognatore, ricadono tutti nell’accesso alla carriera diplomatica italiana. Essendo uno dei concorsi più difficili in vigore, sono consapevole che l’impegno che metterò non sarà mai abbastanza , e i sacrifici diventeranno tanti. Dopo la laurea magistrale, vorrei partecipare a un Master di preparazione al suddetto concorso, che già di per sè richiede una preparazione di altissimo livello. In caso di esito negativo, proseguirò la mia preparazione in modo tale da lavorare in organizzazioni internazionali o similari, cercando di stabilirmi all’estero.
-Oltre i progetti, i momenti difficili. Come li hai superati?
Ho superato momenti difficili nella mia vita grazie principalmente al sostegno dei miei familiari e degli amici più stretti. Man mano che si cresce, ci si impone di superare le difficoltà in maniera autonoma, e questo non può che fare bene alla propria crescita personale.
– Un libro, una frase e una canzone che ti porti dentro
Libro: Jack Kerouac, “Sulla strada”
Frase: Il successo è passare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo.
Canzone: Life in technicolor – Coldplay
– Cosa è il sogno?
Più metaforicamente parlando, il sogno è qualcosa che sembra irraggiungibile e lontano, e man man facendo e impegnandosi diventa sempre più vicino e fattibile.