Quante volte ci è capitato, di stare con cinque amici davanti a un tavolino imbandito di birre, a tirare le somme dei nostri successi ma soprattutto dei nostri insuccessi? E quante volte ci è capitato, di identificare noi stessi con l’appellativo di “banda”?
Ogni cricca che si rispetti ha al suo interno un vasto numero di personaggi, (intesi proprio come personaggiusu, eh) diversi tra loro, sicuramente, ma molto simili se messi a paragone con i vari gruppi di amici/che che popolano la città del sole.
Mettiamoci poi che Cagliari, per le sue dimensioni e la sua densità di popolazione, assume un po’ l’aspetto di una grande bidda ( in proporzione alle big city, si intende)ed ecco che allora possiamo davvero identificare la cricca media Chiagliaritana in un pittoresco menù che esporremo in questo articolo.
Ovviamente si fa per ridere, tanto, che lo vogliamo o no, in una di queste figure ci rispecchiamo per forza. Su su, facciamo tutti un po’ di sana autocritica e alziamo la manina quando ci sentiamo tirati in ballo. ( Se alzate quella destra fatelo piano e non tendetela troppo, che le carceri sono strabordanti e logu non cind’è prusu).
Partiamo con una figura cardine, imprescindibile per ogni gruppo sociale: L’organizzatore. Incarna perfettamente le sembianze del ragionier Filini, quel famoso nefasto organizzatore di qualsiasi tipo di evento nella fortunata saga Fantozziana. Il PR di turno è solitamente una persona iper responsabilizzata, si danna l’anima per la riuscita perfetta di un evento ma alla fine dei conti è quello che si diverte di meno. Anzi, nella maggior parte dei casi spetta proprio a lui, l’infausto compito di riportare alla propria dimora gli amici sbronzi che altro non hanno fatto se non godersi la festa. Chiaramente la sua vena organizzativa non si ferma solo alle serate; l’organizzatore organizza eventi sportivi, regali di compleanni, vacanze e viaggi e… puntualmente ci rimette una barca di soldi.
Altra figura che non possiamo non trovare all’interno di una cricca di Casteddai veri è il Peter Pan di turno. Il suo calendario biologico si è fermato misteriosamente all’Estate del suo diploma. Da quel momento, il Peter Pan ha continuato a vivere nell’isola che non c’è, un’isola dove tutto è concesso meno che crescere. Vive costantemente di sussidi da parte del Papy, che imperterrito continua a elargire paghette settimanali non rendendosi conto che l’erede ha ormai oltre passato la soglia dei trent’anni. Si stupisce quando i suoi amici rinunciano a una giornata al mare o ad una serata in discoteca, apostrofandoli come dei “vecchi”.Vuole costantemente far festa ed è costantemente “a seimila”. Fidanzato dai tempi dell’asilo, pretende che siano gli amici a sposarsi per avere la scusa di partecipare agli addii al celibato, ma si esime dal mettere lui su famiglia rispondendo sempre che “c’è tempo”.
Solitamente, la figura autentica di questo ruolo è iscritto all’università da tempi immemori, e non si capisce bene il perchè ma continuano sempre e comunque a mancargli soltanto quattro esami…da 18 anni a questa parte. Ad animare le serate in amicizia non può che esserci il Politico. Segue tutte le tribune politiche, è abbonato a tutti i quotidiani Nazionali ed è praticamente monotematico. Quando si esce dalla sfera politica difficilmente riesce ad introdursi in un discorso, sentendosi come Cerri in aria di rigore: un pesce fuor d’acqua. È solito apostrofare chi non la pensa come lui come una capra ignorante. Vive esclusivamente delle gesta di Salvini, che tanto dice di odiare quando invece senza lui si sparerebbe un colpo in bocca. Anzichè controllare il meteo, la mattina la passa a scovare dichiarazioni fatte dal buon Matteo, per poi condividerle nei social e ottenere riscontri dei suoi simili. Cerca di convincere i propri amici a schierarsi con lui per mettere in atto una rivoluzione sociale. Rivoluzione che, di nascosto da tutti, cerca quanto meno di immaginare, ascoltando Guccini prima di andare a dormire. Nei casi più clinici, il buon politico si trasforma in un accanito gomblottista. Se a questo punto dell’articolo, abbiamo già identificato almeno una dozzina di persona a cui affibbiare uno di questi appellativi, andiamo ora a sfondare una porta aperta. Anzi, in questo caso un vero e proprio portone.
Signore e Signori, diamo il benvenuto dunque al Nostalgico . Probabilmente più del 50% di noi lo è, ma cercheremo di analizzare chi di nostalgia canaglia, si fa i fondini prima di andare a dormire. Ascolta solo e soltanto musica antiga, non si cura se in questo momento qualche artista emergente può avere stoffa o talento: sarà comunque nettamente inferiore ai divi dei suoi tempi ormai andati. Durante una pizzata non parla mai di attualità, i suoi interventi sono sempre e comunque volti al ricordo di situazioni già vissute. Non segue più lo sport da molti anni, perchè dice che questo sport moderno non gli appartiene più. Insulta con una certa insistenza la classe politica attuale, rievoca il ritorno della tanto amata Lira, non sopporta la tecnologia nelle macchine moderne e sostiene come l’università abbia perso il suo reale valore. Vive tutti i giorni con la testa che viaggia indietro di trent’anni, attru ca viaggiu elecrto.
Se il nostalgico parla solo e soltanto de antigoriu, tanto da avere in macchina l’arbre magique fragranza mogano, c’è un’altra figura estremamente fondamentale e al contempo estremamente odiata: Il sindacalista. In casi più specifici è chiamato anche polemico, ma il suo ruolo al’interno della società è comunque uno e soltanto uno: lamentarsi. Si lamenta sempre e mette bocca su tutto. Quando finisce di parlare (che poi ricordiamoci, non parla, si lamenta) le persone intorno rispondono quasi sempre all’unisono, e mostrando gli occhi al cielo esclamano a boccidura. Non è mai d’accordo su niente, viene invitato a cene e ricevimenti non per amicizia ma per pena; chi lo invita solitamente sono amici che hanno qualcosa da farsi perdonare o che cercano un credito nei confronti del karma, altrimenti non si spiegherebbe. Assume spesso i panni del bastian contrario, si lamenta degli amici che fanno cose che a Cagliari fanno tutti, etichettandoli come pecore. Nella movida ha meno presenze di Salvini in parlamento, ma nonostante tutto si sente fiero di sentirsi diverso. Ogni tanto abbozza, ma sono solo false illusioni: è il preludio alla tempesta.
Ha molti atteggiamenti da Sindacalista anche l’antisocial, persona che disdegna aspramente le convenzioni sociali che quasi ci impongono di documentare ogni secondo della nostra giornata a botte di storie, stati e post. Snobba questo genere di processi social con frasi tipo ” io le storie me le facevo all’Hangar in prima serata con le pischielline”, oppure con “la gente non deve farsi gli affari miei”, ma quando è in compagnia degli amici chiede a più riprese che gli si presti lo smartphone per stalkerare qualcuno. È solito andare in giro con la cabina telefonica della Sip, che pesando circa 12 chili gli ha causato una displasia dell’anca, ma insiste imperterrito a sottolinearne i vantaggi, come per esempio la durata settimanale della batteria, oppure il fatto che, cadendo per terra, al massimo si buca il pavimento.
In un contesto storico dove la laurea in medicina è praticamente roba per tutti, questa splendida città illuminata dal sole si è riempita di ipocondriaci. Il migliore amico dell’ipocondriaco medio non può che non essere il dottor Gooooogle. Conosce a memoria tutti i forum esistenti, da “il medico risponde” a ses accante e morri. Quando esce per fare un po’ di vita sociale, si porta a presso il termometro, la tachipirina, le gocce e due pasticconi di Xanax. Ogni 45 minuti si controlla il battito cardiaco, ha una linea diretta e assolutamente privata con il suo medico di famiglia, che viene contattato ripetutamente a tutte le ore per sapere se è normale che dopo aver mangiato due kili di maialetto sia arrivato un misterioso abbiocco. È nemico giurato degli impiegati dei CAF, che quando lo vedono arrivare con valige di ricevute di spese mediche e farmaceutiche, pregano che il Signore li prenda con se. Per rimanere coerente con se stesso, l’ipocondriaco fuma 40 sigarette al giorno e beve 5 birre al minuto. Ma tutt’oggi chiede al medico il perchè di un’insolita tosse grassa.
Chiude questo ricco menù de personaggiusu la figura chiave di questa nostra splendida realtà Chiagliaritana: il fintovip. E qui ci mettiamo in tasca un bel po’ di Regioni Italiane. A Cagliari l’importante non è ne vincere, ne partecipare. È apparire. Dei famosi 100 giorni da pecora noi ce ne strafottiamo alla grandissima, l’importante è fare almeno un giorno da fenomeno. Il fintovip è quello che sogna la Costa Smeralda ogni giorno che il Creatore gli regala in terra. Se vive in provincia non lo dice perchè si vergogna, se la macchina del papy si guasta e come soluzione c’è solo la Pandina di mamma, si vira sul noleggio luxury o sul taxi. Mai e poi mai il fintovip si farà vedere in giro con un mezzo non consono al suo tenore sociale. Non cerca professioni in cui si lavori il weekend, perchè crede che quello sia stato inventato solo per sbocciare. Se va a vivere fuori Sardegna, l’unica meta idonea ai suoi standard è Milano. La sua giornata media è scandita sostanzialmente dal nulla cosmico, ma per lui è tutto. Già abbronzato da metà maggio, in spiaggia scende solo a camicia o nelle peggiori delle ipotesi a polo Fred Perry. Abbottonata fino al pomo d’Adamo, non sia mai assumere le sembianze di un muratore. A Cagliari mangia solo in posti alto locati, dove è sicuro di incontrare persone del suo rango, e se per il weekend c’è un posto libero nella barca del cugino del cognato della sua ex ragazza, quello dev’essere suo. Ovviamente, barca attraccata a Villasimius, altrimenti ci andas tui. In settimana, standoci attenti, lo si può serenamente incontrare all’Eurospin a fare la spesa, oppure vagare con il telefono in mano in cerca del distributore di benzina più economico della provincia. Ma questa, come direbbe il noto Avvocato Federico Buffa, è un’altra storia.