Oggi andiamo alla scoperta della fotografa Francesca Randi che abbiamo apprezzato quest’estate al Ghetto degli Ebrei per il progetto “A place for Art”
La Randi, sviluppa uno stile personale, onirico, con un immaginario fortemente surreale.
L’identità, l’infanzia e l’adolescenza, il paesaggio notturno in bilico tra
l’incubo quotidiano e la solitudine esistenziale, l’inconscio, il doppio, la
wunderkammer e il perturbante: sono alcuni dei temi affrontati.
“Attraverso le mie immagini trovano espressione le proiezioni inconsce, le rimozioni, i desideri e le aspirazioni.
“Tutto ciò che pensavamo fosse rimosso dalla nostra coscienza, complessi infantili, convinzioni personali o pregiudizi, riemerge creando una condizione instabile alla nostra identità e generando uno stato di angoscia” (Freud 1919).
La fotografia, utilizzando lo stesso linguaggio dell’inconscio, ossia le immagini, favorisce la regressione necessaria per entrare in contatto con il proprio perturbante.
“In ogni mio progetto utilizzo l’onirico come elemento di esplorazione fotografica.
La mia è una visione cinematografica e narrativa, per indagare l’universo della psiche, dell’inconscio e del sogno” parole di Francesca Randi
Spesso è la notte con le sue luci irreali e fluorescenti ad accompagnare le mie storie.
Attualmente vive e lavora a Cagliari come fotografa e insegnante di fotografia.
Collabora con varie gallerie d’arte italiane ed estere. Se volete scoprire altre curiosità su quest’artista vi indichiamo l’indirizzo del suo sito.