Articolo di Sara Sanna
Nel 1870, nasce la razza Sardo Modicana, o Bue Rosso grazie agli incroci mirati tra le vacchette sarde meticce con i tori provenienti dal ragusano.
Si aveva allora necessità di animali possenti, adatti a supportare i contadini nel lavoro dei campi ma anche al traino di carri per facilitare gli spostamenti di merci e persone.
Questi bellissimi animali sono oggi tra i principali protagonisti della festa di Sant’Efisio.
In coppia vengono aggiogati nella piazzetta antistante la chiesa e, durante la processione, trainano il cocchio con la statua del Santo, facendosi ammirare per le loro elaborate decorazioni.
Sono adornati con la cosidetta “Cuncordia de Sant’Efis”. Un finimento in broccato e seta, arricchito da fiori di raso, campanelle e nastri colorati.
Curiosa è la scelta dei loro nomi:
Lo scorso anno “Mancai n’di neranta” “Non di fazzu contu” (“Anche se parlano”, “Io non mi preoccupo”).
Nel 2023 “No d’acquistas” e “Chi sighis aici”.
Da sempre, la regola, è che si trovino degli appellativi per i buoi, che siano di buon auspicio o semplicemente canzonatori e scherzosi.
Nella foto si può notare quanto siano mansueti, nonostante la loro mole imponente.
Una risposta
Mancai ‘ndi nèrint – no ‘ndi fazzu contu ==> Anche se ne parlano – non mi preoccupo
No dd’aquìstas (no dd’ottènis) – chi sìghis aìci == > Non l’ottieni – se continui così
Un bue viene chiamato con la prima parte, l’altro bue con la seconda parte; unendo le due parti si ottiene una frase che può essere di ammonimento, di beffa per un avversario, di corteggiamento per una ragazza, etc.