Gente facendo cose: Mauro Trudu del Picanhito

Imprenditore, sempre sul pezzo, proprietario del Picanhito, il locale di San Benedetto. Lo abbiamo intervistato per Facendocose per raccontarci un po’ la sua storia, la sua passione e i progetti… nella brace!

Come nasce Mauro Trudu come ristoratore?

Da una grande passione. Mi diverto tantissimo facendo il mio lavoro, non sento mai la fatica di giornate infinite dietro la mia attivitò.

Poi, vivendo a contatto con persone e altri operatori trovo ogni volta mille stimoli per proseguire. Ma non è solo stare in sala, in cucina, in ufficio: è anche viaggiare, conoscere altri colleghi e realtà, fare corsi di formazione, interagire e studiare. Dietro le quinte, c’è tanto studio.

Perché hai scelto la carne come tuo leitmotiv?

Dico la verità: sono carnivoro, ho una passione per la carne unica. Ho scelto di fare bene tutto ciò che ruota attorno alla carne, senza ogni tanto escludere qualche intrusione nel mondo del mare, come per i gamberi di Mazzara del Vallo che commercializzo. Anzi ho appena aperto una nuova azienda che si occuperà di distribuire gamberi e aragoste in tutto il territorio nazionale. Appassionato di carne sì, ma anche di tutti i buoni prodotti!

Cagliari, un rapporto di odio e amore per te?

Io amo visceralmente Cagliari e mi reputo fortunato a vivere qui. Ci sono clima e natura fantastici, ma soprattutto ho trovato la mia dimensione con un lavoro che amo. E lo dico avendo viaggiando, vissuto e lavorato fuori dall’isola dove ho imparato, con tanti sacrifici ed errori, questo mestiere.

La tua infanzia come è stata?

Ho studiato Ragioneria e a ho un papà che voleva che seguissi le sue orme in Banca. A scuola non andavo troppo bene così mi mi mandò a lavorare in un ristorante di Cagliari di un suo amico dove iniziai a confrontarmi, dal punto più basso e umile, con la ristorazione. Poi ci fu l’estero: dovevano essere pochi mesi, diventarono 4 anni!

Ecco,questi 4 anni ci incuriosiscono molto…

Lavoravo tra Londra e l’Olanda. Fu un’esperienza in cui mi formai e compresi il valore del sacrificio. Mi confrontai con tante persone, di cultura e idee diverse, lavorando in alcuni locali famosi e creando degli ottimi rapporti con i titolari. Mi son sempre trovato bene, mi impegnavo e venivo stimato dai miei capi, tanto che si crearono anche contatti che tutt’ora proseguono.

Cosa ti ha insegnato l’esperienza all’estero?

Intanto ad avere una mente sempre aperta e pronta ai cambiamenti. Poi a trovare motivazioni anche quando le cose non vanno bene. Potete capire bene che mi riferisco non solo ai periodi di crisi ma anche a sciagure come il Covid. Poi a fare rete, a incontrare e conoscere persone, a non mettermi troppi ostacoli.

Poi sei tornato a Cagliari e hai cominciato l’avventura con Picanhito, ma a due passi dalla Chiesa di S. Anna.

Fu una scommessa, fatta con la mia bellissima moglie Dayane. Una nuova idea di street food familiare, easy, dove non c’erano troppi tavoli ma si respirava una bella atmosfera conviviale e si mangiavano ottimi panini con carne cotta alla brace. Un mood veloce e alla portata di tutti.

Il successo, per chi si ricorda Picanhito 1.0, dove era difficile prenotare, arrivò. Così come arrivò poi la necessità di un locale più grande…

Iniziai a cercare un posto nuovo, diverso, dove condividere con più clienti l’idea e la filosofia del Picanhito, tenendo restando coerente al mondo carne. Volevo un posto per famiglie, tavolate, ancora più inclusivo come spazi e possibilità di fare tante altre cose. E così mi trasferii a San Benedetto, nell’attuale locale. Un quartiere bellissimo a due passi dal teatro Lirico, del Parco della Musica e del Mercato civico.

Poi, come una grande sfida – so che tu non la chiameresti difficoltà – arrivò pure il Covid.

Fu l’occasione per testare ricette e nuove idee. Non ci abbattemmo troppo perché sapevamo che comunque potevamo resistere, senza cercare aiuto. 

Aprì le Ghost Kitchen, una serie di diversi ristoranti virtuali dove iniziammo a consegnare in tutta la provincia e oltre. Poi, rispettosi delle regole, abbiamo aperto come mensa diffusa dando la possibilità alle partite iva di usufruire dei nostri servizi in sala. Alla fine siamo usciti più forti di prima, consapevoli che il lavoro e l’impegno pagano. Ringrazio tutti i miei colleghi, non solo cagliaritani, che mi son stati vicini. Ci siamo aiutati a vicenda e abbiamo superato questo momento, scambiandoci idee e strategie. L’unione fa la forza!

C’è una canzone che ti racconta?

Adoro Vasco Rossi. Lo ascolto tutti i giorni. La canzone è sicuramente “Vita Spericolata”. La ristorazione, per come la vedo io, è azzardo, spericolatezza, cambiamento, velocità, avere mille vite.

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